Amore

spesso è proprio un forte sentimento di amore a risolvere le situazioni più difficili, cucinate con amore è questo l'ingrediente segreto che renderà ogni pietanza speciale...!

MITI DELL'INDIA


l'India è un paese che mi ha sempre affascinato tutti dicono di essere cambiati dopo esserci stati , in meglio dicono, prima o poi farò un viaggetto in questa splendida terra, in particolare mi piacciono i miti indiani... tra le mie storie preferite vi è quella dell'elisir dell'immortalità che riporto qui di seguito: 

Il mondo era giovane, non erano immortali né gli dei né i loro fratellastri, i demoni. Al pari di tutte le altre creature erano destinati a invecchiare e a morire. Ora a questo difetto della loro natura erano decisia porre rimedio. Si tenne quindi, sulle pendici del monteMeni, un incontro delle parti interessate. Presiedeva ilvecchio, Brahmà, il dio creatore.
Dopo lunga considerazione giunsero alla conclusione che, zangolando il Mare di Latte, avrebbero ottenuto un elisir chiamato amrita, che dava l'immortalità a quanti lo bevevano. Nel raggiungere tale decisione gli dei e i demoni furono ben consigliati dal vecchio Brahmà, che insistette sulla necessità di ottenere la collaborazione di Vishnu. Una versione, invero, narra che fu questo dio potente a suggerire loro di zangolare l'oceano e promise molte altre cose, non soltanto l’amrita.
Ora, a quei tempi, gli dei e i demoni si distinguevano tutti per pietà e virtù. Seppur di madre diversa, erano figli dello stesso padre, un eminente rishi. Le loro madri erano sorelle, figlie di un saggio altrettanto pio e nobile che, come il loro signore, era nato dalla mente di Brahmà. Era quindi naturale che, prima di accingersi all'impresa, si convenisse che tutti avrebbero condiviso il frutto della fatica. Fu un viaggio lungo quello che li condusse al Mare di Latte, il sesto dei sette oceani, che, in cerchi sempre più ampi, si estendono al di là dei confini del mondo. 





Giunti a destinazione, raccontarono al Mare di Latte quello che intendevano fare e dissero che confidavano di non procurargli noie. L'oceano rispose di essere abbastanza forte da poter sopportare l'agitazione prodotta dal loro lavoro, ma subordinava il proprio consenso a una condizione: avrebbero dovuto dargli una parte dell'amrìta ottenuto.
Prima di mettersi all'opera, era necessario procurarsi una zangola, e a tal fine gli dei e i demoni decisero di utilizzare il monte Mandara. Era alto settantasette miglia, e le sue radici affondavano nella terra ad altrettanta profondità. Quando cercarono di sradicarlo, scoprirono che non bastavano tutti i loro sforzi congiunti. Rivolgendosi quindi al vecchio Brahmà e a Vishnu, seduti l'uno accanto all'altro, raccontarono di essersi imbattuti in un ostacolo proprio all'inizio dell'impresa e chiesero consiglio sul da farsi. Vishnu li incitò a non scoraggiarsi. Sarebbe stato il grande serpente Ananta a sradicare il monte. E così fu. Ananta - non era infatti una personificazione di Vishnu? - sollevò la montagna con somma facilità.
I fratelli sistemarono Mandara nel bel mezzo del mare. Non ci furono difficoltà a trovare un cordone per la zangola: si prestò perquesto un altro serpente, Vasuki. Per più di mille anni gli dei e i demoni si dedicarono a questo compito. Il vortice creava un gran trambusto fra gli abitatori dell'oceano: migliaia morirono sfracellati, mentre il calore prodotto dal rapido moto distruggeva moltitudini di animali che abitavano sui fianchi del monte. L'intera montagna, le bestie e gli uccelli che la popolavano, sarebbero periti, se in loro aiuto non fosse intervenuto Indra che spense le fiamme con piogge scroscianti.
Neppure il serpente Vasuki era molto contento o compiaciuto di quella sua fatica ingrata e penosa. Gli dei gli sostenevano la coda e i demoni gli reggevano la testa, e mentre lo tiravano avanti e indietro, avanti e indietro - per mille anni -, Vasuki rabbioso riversò torrenti di fiele dalle fauci. Il veleno dilagò sul terreno e infine ricoprì tutta la terra simile a un possente fiume, minacciando di inondare l'intero universo e portare distruzione agli dei e ai demoni, agli animali e agli uomini. 



In tali ambasce chiesero di nuovo aiuto. Questa volta implorarono Shiva, il dio distruttore, il quale, non appena ebbe saputo che Vishnu appoggiava la loro richiesta, bevve il veleno. La sorsata gigantesca non gli arrecò alcun danno, ma si notò che da allora in poi ebbe sulla gola un segno blu, e ancora oggi i fedeli lo chiamano il dio dalla gola blu in ricordo del grande servizio reso al creato tantotempo fa. Mentre Shiva beveva il veleno fino all'ultima goccia, Vishnu osservò ridendo che, essendo lui il più vecchio degli dei, gli spettava il primo sorso di amrìta.
Salvati da un pericolo, ecco che gli dei e i demoni si videro esposti a un altro. Il monte, reso ancora più pesante dal perpetuo e vorticoso moto rotatorio, scavò un buco che attraversava proprio il centro della terra. Per un attimo non seppero che fare, e nel momento del bisogno si rivolsero a Vishnu. Era, dicevano, colui che proteggeva e aiutava tutte le creature, gli dei in particolare, ed era a lui che si appellavano per stabilizzare il monte e impedire che sprofondasse nell'inferno. Pregarono quindi Vishnu, e questi, subito trasformatosi in una gigantesca tartaruga, entrò nell'oceano e si pose il monte sul dorso. Non si limitò a questo. Così grande è il suo potere, e così innumerevoli sono le sue forme, che, mentre sosteneva il monte sul dorso, continuò a tirare la corda della zangola e, simultaneamente, seduto sulla cima di un colle, infondeva nuovo vigore agli altri nella fatica.
Non sappiamo per quanto tempo ancora i demoni e i celesti si siano adoperati nell'impresa. Ma erano quasi esausti quando alla fine dall'oceano cominciarono a emergere certe creature. Il primo ad apparire fu Shurabhi, una meravigliosa mucca, madre e nutrice di tutti i viventi. La seguiva la dea del vino, gli occhi roteanti nell'ebbrezza.
I demoni volevano accaparrarsela, ma lei disse di preferire la compagnia degli dei. Subito dopo apparve un'altra rappresentante del sesso femminile, Lakshmi, la dea della prosperità, assisa su un loto e in mano una ninfea. Il suo arrivo creò grande sensazione. Gli aedi del cielo e i grandi saggi cominciarono a cantare le sue lodi; il Gange e gli altri fiumi sacri le resero omaggio e le chiesero di bagnarsi nelle loro acque; i quattro elefanti immortali che reggono il mondo riempirono quattro anfore d'oro con l'acqua dei sacri rivi e gliela riversarono sopra, mentre il Mare di Latte le chiese di accettare un serto di fiori che non avvizziscono mai. 



Quando fu così adorna, la dea si sedette in grembo a Vishnu. I demoni cercarono di conquistarsi il suo favore, ma lei distolse gli occhi, segno questo di imminente calamità. Dal Mare di Latte uscirono anche Dhanvantari, medico degli dei e inventore del sistema di medicina ayurvedico, un albero celeste, un cavallo, la luna, una splendida gemma che Vishnu prese e pose sul seno di Lakshmi, e innumerevoli milioni di belle donne. Queste donne si offrirono sia agli dei sia ai demoni ma, rifiutate da entrambi, sono da allora,
per riconoscimento generale, a disposizione di tutti. Vivono in paradiso e di loro si dice che sono le ninfe celesti. Il medico degli dei fu l'ultimo a emergere. In mano reggeva una coppa che conteneva l’amrìta.
Dimenticando il patto secondo il quale ciascuno avrebbe goduto di un'uguale porzione del frutto della loro fatica, gli dei e i demoni cominciarono a combattere per averne il possesso.
La battaglia infuriò per molti giorni. Furono trucidati migliaia e migliaia di demoni. Nella lotta ebbe una grande parte Vishnu. Eppure per un attimo le sorti furono in bilico, perché, chissà come, i demoni erano riusciti a impossessarsi della coppa contenente l’amrìta e stavano per bere l'elisir. Se così fosse avvenuto, sarebbero stati i demoni a diventare immortali, non gli dei. Ma ancora una voltaVishnu venne in aiuto. Era troppo astuto e troppo rapido per i nemici. Trasformandosi in una donna di incantevole bellezza, cominciò a sedurre i demoni. Affascinati dalla sua avvenenza e infatuati, i nemici illusi posero la coppa nelle mani dell'ingannatrice, e per sempre persero l'occasione di essere immortali. Consapevoli che ormai era tutto finito, alcuni si gettarono negli abissi dell'oceano, altri si rifugiarono nelle viscere della terra.
Ottenuto così l'amrìta, gli dei presero la coppa dalle mani di Vishnu e bevvero, conquistando in tal modo il dono dell'immortalità. Mentre in fila si passavano l'un l'altro la coppa, un demone, Ràhu, riuscì a intrufolarsi fra loro. La coppa giunse alla sua mano, anzi era già alle sue labbra e un po' di amrìta era in gola, quando il Sole e la Luna scoprirono il lupo travestito da agnello. Rapidi come laluce, raccontarono alle altre divinità quello che stava accadendo, e per Vishnu fu questione di un attimo per tagliare con il suo disco la testa dello sciagurato. Così forte fu il colpo che la testa, fendendo l'aria e ruotando vorticosamente, finì in cielo, mentre il tronco decapitato nella caduta fece tremare la terra.
Ma la perdita della testa non privò della vita e a tutt'oggi Ràhu non ha perdonato il Sole e la Luna. Di tanto in tanto, tenacemente, cerca di inghiottirli: ecco come si spiegano le eclissi di cui periodicamente soffrono i due corpi celesti.
Profondamente compiaciuti del loro trionfo, gli dei rimisero al suo posto il monte Mandara e si mossero verso il cielo solcando l'aria con grida laceranti. Quando raggiunsero le regioni superiori, presero tutte le precauzioni per custodire l'amrìta.
Intorno a esso gira senza posa una grande ruota, affilata come un rasoio e splendente come il sole, e due immensi serpenti, con palpebre che non si chiudono mai, vegliano e vigilano giorno e notte.   

Sono stato ispirato per una bevanda fresca analcolica che può essere tranquillamente usata per un aperitivo salutare che combatte i radicali liberi e l'invecchiamento: 

Cocktail di tè verde  


Preparate in mezzo litro di acqua il tè verde al gelsomino, lasciando in infusione anche 100g di zenzero candito, 10 cimette di menta fresca. Lasciarlo raffreddare ed unire 150g di sake, 2 cucchiai di gin il succo di 2 limoni 15 g di sciroppo di zucchero e per guarnire frutta fresca. Io lo abbino ai cupcake alla glassa di burro che trovate nei post!


 

Nessun commento:

Posta un commento